Le dieci canzoni più iconiche che hanno definito la leggenda del rock gotico dei the cure

Giampiero Colossi • Pubblicato il 27/12/2025 • 4 min

Nel panorama musicale internazionale, alcuni gruppi hanno lasciato un segno indelebile, contribuendo a plasmare generazioni di appassionati e influenzando interi territori sonori. Tra queste realtà, i The Cure emergono come una delle band più iconiche nel genere rock alternativo e gothic, grazie a un percorso artistico ricco di innovazioni e successi riconosciuti nel tempo. La recente perdita di Perry Bamonte, figura chiave all’interno della formazione, rappresenta un momento di riflessione sulla loro lunga storia e sull’eredità musicale lasciata.

il ruolo di Perry Bamonte nei The Cure

biografia e contributo artistico

Nato a Londra nel 1960, Perry Bamonte ha iniziato la sua carriera musicale collaborando con i The Cure nel 1980 in qualità di membro del team di supporto. È entrato ufficialmente nella band nel 1990, contribuendo alla realizzazione di oltre 400 concerti e a dischi fondamentali come Wish (1992), Wild Mood Swings (1996), Bloodflowers (2000) e The Cure (2004). La sua presenza si è protratta fino al 2005, quando ha deciso di dedicarsi ad altri progetti, come Love Amongst Ruin.

l’impatto musicale e l’eredità di Bamonte

La sua influenza si è manifestata non solo tramite capacità tecniche, ma anche attraverso uno stile di suono raffinato e innovativo. La sua capacità di modellare le sonorità ha contribuito in modo essenziale a definire il carattere distintivo dei The Cure, influenzando il gothic rock e lasciando un’impronta riconoscibile nel panorama alternativo. La sua scomparsa ha suscitato numerosi messaggi di cordoglio sia tra i fan che tra altri artisti, a testimonianza della sua importanza nella storia della band e nel mondo della musica.

i brani e gli album che hanno segnato un’epoca

le canzoni più emblematiche dei The Cure

La carriera del gruppo è contraddistinta da singoli e album che sono entrati nella memoria collettiva del rock. Tra le tracce più significative si distinguono:

  • Boys Don’t Cry
  • A Forest
  • The Figurehead
  • Shake Dog Shake
  • Just Like Heaven
  • Lovesong
  • Friday I’m In Love
  • The End Of The World
  • The Perfect Boy
  • Alone

gli album e i capolavori che hanno inciso sulla storia della band

debutto e prime affermazioni: Three Imaginary Boys (1979)

Il primo album ha segnato l’ingresso ufficiale dei The Cure nel mondo della musica, introducendo uno stile che risvegliava un nuovo sottogenere, e ha posto le basi per una carriera ricca di innovazioni. Tra le tracce, Boys Don’t Cry si impose come un simbolo di sincerità e autenticità emotiva, affrontando il tema del dolore e delle emozioni nascoste con un sound diretto e coinvolgente.

il successo crescente: Seventeen Seconds (1980)

Con l’album successivo, la band ottenne riconoscimenti internazionali grazie a A Forest, brano che si impose nelle classifiche britanniche e americane, entrando anche nel contesto della cultura visuale attraverso uno dei primi videoclip ufficiali, che contribuì ad ampliare la loro visibilità.

periodo di evoluzione: Pography (1982)

In un momento di tensioni interne, il quarto album mantenne un’atmosfera più oscura e drammatica. La traccia The Figurehead si distinse per la sua intensità emotiva, in grado di esprimere dolore e crisi attraverso un sound potente, con strumenti come la batteria che accentuavano l’effetto drammatico.

successi internazionali e sperimentazioni: The Top (1984)

Questo album consolidò la presenza mondiale del gruppo. Brani come Shake Dog Shake si distinsero per un carattere disturbante e carnale, in grado di spingere i confini tra musica e provocazione, confermando la capacità di innovare anche in contesti più commerciali.

gli anni dello sbocciare commerciale: Kiss Me, Kiss Me, Kiss Me (1987)

La loro popolarità raggiunse gli apici grazie a brani come Just Like Heaven, che divenne un autentico inno internazionale. La loro musica attraversò decenni e culture, con cover e colonne sonore che hanno contribuito alla diffusione globale del loro messaggio artistico.

il vertice artistico: Disintegration (1989)

Considerato il punto più alto della loro produzione, quest’album include titoli come Lovesong, che sono diventati pietre miliari del rock romantico, con un’impatto che si è mantenuto nel tempo, attestando il loro talento nel creare atmosfere intense e durature.

gli anni ’90 e la nuova decade: Wish (1992) e oltre

Il brano Friday I’m In Love si impose come uno dei videoclip più rappresentativi della loro era MTV, portando la band alle vette delle classifiche mondiali. La capacità di rinnovarsi si è confermata anche con l’album The End Of The World (2004), dove il gruppo ha continuato a esplorare nuovi orizzonti musicali, mantenendo un’identità forte e riconoscibile.

l’ultima produzione: Alone (2024)

Dopo un lungo percorso di successi e fatiche, l’ultimo lavoro discografico, Songs Of A Lost World, rappresenta un ritorno alla loro essenza originale. Il singolo Alone testimonia la persistenza di un’energia autentica, capace di rinnovare il loro ruolo tra le voci più significative della scena musicale contemporanea.

Le dieci canzoni più iconiche che hanno definito la leggenda del rock gotico dei the cure
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